CAPITOLO QUINDICESIMO
Frodo, Sam e Smeagol arrivarono al cancello nero di Mordor che era ormai sera. La terra di Mordor era circondata da alte montagne dalle punte aguzze e l’unico passaggio era chiuso da un enorme cancello nero. Il cancello era talmente alto e grosso che sopra di esso stavano di guardia orchi e troll. Più che ad un cancello, somigliava tanto alle mura di un enorme castello fortificato. I troll avevano il compito di azionare delle grosse ruote dentate per aprire o chiudere il passaggio. Davanti al cancello il terreno era brullo e desolato; Frodo pensò che sarebbe stato impossibile oltrepassare quelle mura senza essere visti e uccisi dagli orchi di guardia.
“Seguitemi. Per di qua” la voce di Smeagol richiamò l’attenzione di Frodo; lo strano essere si stava arrampicando su per una ripida montagna alle loro spalle. Da quanto diceva, da lì partiva una ripida scala di pietra che passando poi attraverso buie caverne portava dritti all’interno del territorio di Mordor senza essere visti da nessuno. Era proprio vero! Superato il primo pezzo di arrampicata passarono prima per un sentiero tra le rocce e poi la videro, una stretta e ripida scala di roccia che saliva in alto arrampicandosi su una ripidissima parete di roccia. La scala saliva così tanto in alto che non se ne vedeva la fine. Smeagol cominciò ad arrampicarsi e Frodo e Sam lo seguirono. Si accamparono per la notte tra le rocce e in mezzo alle scale. Lì sopra erano sicuri che nessuno li avrebbe visti e come sempre da giorni, mangiarono pan di via elfico per cena.
Il mattino dopo i tre compagni ripresero la scalata e dopo molte ore arrivarono alla fine che era già primo pomeriggio. La scala terminava davanti all’ingresso di una grotta buia e maleodorante. Smeagol entrò dicendo agli altri che quella era la strada giusta. Frodo e Sam non erano completamente sicuri di voler entrare lì dentro ma alla fine si convinsero e andarono anche loro.
La grotta era proprio buia e puzzolente e al suo interno c’erano diversi cunicoli pieni di ragnatele. Dopo un po’ che camminavano, Frodo e Sam capirono di aver perso Smeagol perché per quanto lo chiamassero lui non rispondeva. Si erano persi! Come avrebbero fatto adesso senza il loro amico che gli faceva da guida?
Non ebbero il tempo di darsi una risposta perché da uno dei cunicoli spuntò un enorme ragno nero che si scagliò su di loro. Cominciarono a scappare ma la grotta era troppo buia. Cercarono di combatterlo ma il mostro era troppo grande e con le loro piccole spade non riuscivano a ferirlo. Fu allora che Frodo si ricordò del dono di dama Galadriel, l’ampolla di vetro che lei aveva chiamato Elendil. Frodo la tirò fuori e immediatamente dall’ampolla si sprigionò una intensa luce bianca. Il ragno sembrò disturbato dalla luce e a quel punto i due amici riuscirono a ricacciarlo nell’oscurità da cui era comparso.
Usando la luce magica riuscirono in poco tempo a trovare l’uscita è in effetti, come promesso da Smeagol, si ritrovarono all’interno della terra di Mordor. Monte Fato era lì davanti a loro e adesso dovevano solo percorrere l’ultimo tratto di strada che li separava dal vulcano; la loro missione stava per concludersi, avrebbero finalmente distrutto l’anello gettandolo nel fuoco.
Quando Aragorn sentì il racconto di Faramir sull’avvistamento dei due hobbit, seppe subito cosa fare. La vittoria sui campi di Pellenor aveva decimato il loro esercito e se Sauron avesse attaccato di nuovo non avrebbero avuto nessuna speranza di sopravvivere, decise quindi che era più utile creare un diversivo per cercare di aiutare Frodo e Sam a passare inosservati attraverso la terra di Mordor. La loro unica speranza era infatti che i due piccoli hobbit completassero la missione mettendo fine al potere dell’oscuro signore. Aragorn condusse quel che restava dell’esercito al cancello nero e sfidò Sauron per un ultima e definitiva battaglia.
Quando il cancello nero si aprì tutto l’esercito di Mordor si riversò fuori e in pochi istanti Aragorn e gli altri furono circondati. C’erano orchi, goblin, troll, lupi selvaggi e orchetti. L’esito della battaglia era scontato ma in questo modo all’interno di Mordor non era rimasto più nessuno a preoccuparsi di Frodo e Sam. I due amici riuscirono così ad arrampicarsi in cima al vulcano e finalmente Frodo gettò l’anello nel fuoco.
Ci fu un boato e poi la terra cominciò a tremare. La torre di Mordor crollò giù in pochi istanti e subito dopo tutte le terribili creature create con la magia di Sauron, scomparvero. I troll e gli altri orchi rimasti, furono facilmente sconfitti da Aragorn e gli altri e quelli che riuscirono, scapparono veloci a rifugiarsi sulle montagne. Gandalf capì allora che Frodo aveva distrutto l’anello e adesso bisognava andarlo a prendere dato che il terremoto avrebbe ben presto distrutto ogni cosa. Lo stregone con un fischio chiamò in suo aiuto tre aquile giganti. Una di esse prese in groppa Gandalf e poi volarono rapidamente sopra al vulcano. Non ci misero troppo a trovare Frodo e Sam, stanchi e spaventati, bloccati in mezzo alle rocce. Le aquile calarono giù e finalmente anche i due hobbit furono in salvo.
Il mattino dopo nella città di Gondor ci furono grandi festeggiamenti. Aragorn venne incoronato re e Arwen, la principessa degli elfi, divenne sua moglie; i due vissero a lungo felici e contenti. Frodo e gli altri hobbit fecero ritorno alla Contea e si guardarono a lungo dal cercare nuove avventure. Gimli e Legolas iniziarono un lungo viaggio alla scoperta di foreste e miniere ancora inesplorate, ormai erano diventati grandi amici. Gandalf tornò a Granburrone da re Eldrond e lì rimase a lungo continuando a studiare la magia.
La pace era tornata sulla Terra di Mezzo.