Silent books, quando tradizionalismo e novità si incontrano e scontrano per generare nuove strategie di apprendimento

Quando il tradizionalismo si s-(in)contra con la novità possono accadere cose straordinarie e aprirsi nuove strategie di apprendimento. Questo è quanto accaduto nella struttura educativa in cui lavoro.

Scopro, grazie a LibroGiocando Officina Educativa, il webinar sui Silent Books e “voglio” proporli ai miei bambini. Voglio lo metto tra virgolette perché, prima di farlo, mi confronto con l’insegnante di lettura che, avendo già avviato il suo progetto di lettura animata, dovrebbe trovare un posticino alla mia proposta. Viene colta di sorpresa perché riteneva questa tipologia di lettura adeguata ad una fascia d’età superiore a quella della Scuola dell’Infanzia. Inoltre, memore di un progetto di lettura con i libri senza parole, proposto con scarsi risultati anni addietro nella biblioteca del paese, non era molto convinta.

Decidiamo, comunque, di fare una prova scegliendo un paio di libri (“Guarda fuori” e “L’ombrello rosso”). Inizio a “studiarli” nei dettagli e a dare senso alle storie prima ancora di proporli ai bimbi (essendo io stessa alle prime armi).

Quando li presentiamo in sezione gli interrogativi che nascono sono molti e tanto lo stupore dei bambini che iniziano a sfogliarli e confrontarli con altri libri che evidentemente avevano le parole…

“Non hanno nemmeno una piccola parolina!”

“Ma come si leggeranno mai questi “strani libri”?!”

I bambini erano attirati dalle immagini, dai piccoli dettagli che pagina dopo pagina provavano a cercare e dalle numerose supposizioni che tentavano di fare per dare continuità alla storia.

Essendo per me una novità all’inizio c’era un po’ il timore di non riuscire a trasmettere ai bambini lo stupore e la curiosità che avevo provato io durante il webinar. Con la collega abbiamo optato per una lettura condivisa insieme ai bambini per cercare di coinvolgerli il più possibile con dei rilanci all’interno di un racconto che non dovevano “solo” ascoltare ma che richiedeva il loro punto di vista per costruire e dare un senso alla storia. Abbiamo ad esempio chiesto ai bimbi di dare dei nomi ai vari personaggi poi, a fine lettura (e qui mi riferisco al libro: “Guarda fuori”) di guardare loro stessi fuori dalla finestra dell’asilo e di disegnare cosa vedevano.

I disegni dei bambini “attraverso” le loro finestre di classe

Durante entrambe le letture c’era chi si alzava in piedi per vedere meglio le immagini, chi invece chiedeva di tornare indietro alle pagine precedenti per assicurarsi di non aver perso alcuni dettagli, chi imitava gli animali rappresentati e altri ancora che si immaginavano cosa potesse accadere nelle pagine successive.

I libri senza parole sono riusciti a coinvolgere l’intero gruppo di bambini (sezione mista) e, seppur indirizzati dal susseguirsi delle illustrazioni, offrono l’opportunità di immaginare scenari sempre diversi.

Sono davvero contenta che la mia proposta sia piaciuta alle colleghe e, soprattutto, ai bambini infatti abbiamo intenzione di includere i Silent Books nell’offerta educativa dell’ormai imminente nuovo anno scolastico.

Aprire la porta alla novità, a qualcosa di nuovo e soprattutto diverso può essere molto complicato quando abbiamo interiorizzato e automatizzato degli atteggiamenti. Le abitudini e i pregiudizi possono non lasciare spazio a qualcosa che può sì spaventare ma che, in realtà, può portare a qualcosa di inaspettato e, perché no, anche di piacevole.

di Alessia Levetto, collaboratrice LOE

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