Sono formatrice in ambito pedagogico da diversi anni e spesso mi trovo ad ascoltare educatori ed insegnanti che manifestano difficoltà a riflettere, seriamente e in profondità, sul loro lavoro educativo, sul loro ruolo e sul servizio nel quale lavorano.
Gli insegnanti che incontro hanno un bisogno disperato di parlarmi della loro fatica, della fatica dell’educativo, del “fare e stare”, in modo efficace, con i bambini e con i genitori.
Ma, mi domando, quanti educatori riescono ad andare oltre agli aspetti più manifesti della loro faticosa professione e chiedono a se stessi:
- Cosa significa per me educare?
- Ho un modello teorico e uno stile educativo nel quale credo fortemente e al quale non potrei mai rinunciare?
- Ho un’idea di bambino reale e concreta o semplicemente frutto del mio immaginario e del mio desiderio?
- Il servizio nel quale lavoro ha un’idea pedagogica nella quale mi ritrovo e mi rispecchio?
Penso che noi formatori dovremmo proporre corsi e workshop nei quali prenderci cura del ben-essere degli educatori e sostenerli a “scendere in profondità”, nelle loro latenze pedagogiche ed affettive, nei loro immaginari e metafore legate al ruolo educativo e all’idea di bambino.
Occorre, nei setting formativi, dare nuovi spunti di riflessione e sguardi orientati verso una maggiore cura di sé con l’obiettivo di guardare alle pratiche educative e al lavoro pedagogico in modo nuovo e non stereotipato…e magari a sentire meno stanchezza!
Non possiamo ignorare che al centro della relazione educativa, con i bambini e i genitori, c’è la storia di vita dell’educatore, la sua autobiografia, le sue emozioni, i suoi immaginari e le sue metafore.
Per la ripresa del nuovo anno scolastico, auguro a tutti coloro che si occupano di infanzia, di intraprendere un percorso formativo e di crescita che permetta il passaggio da ciò che è visibile nella quotidianità educativa, manifesto ed esteriore a ciò che è invece invisibile, nascosto e interiore.
Sono convinta che questo sforzo porterà ad ottenere un premio prezioso: uno sguardo critico e consapevole, mai banalizzante, che permetterà di sviscerare la complessità e le infinite straordinarie variabili degli atti educativi!
Hai voglia di raccontarti e intraprendere questo viaggio all’interno del tuo immaginario educativo?
Partiamo con la prima riflessione: che cos’è, secondo te, un bambino?