Gli albi illustrati, quelli più significativi, sono uno strumento molto valido ed efficace per intraprendere percorsi di formazione rivolti agli insegnanti.
Essi, infatti, attraverso le loro suggestioni, ci possono aiutare ad individuare e a riflettere, in modo insolito e creativo, su molteplici aspetti pedagogici e sugli atti educativi che gli adulti mettono in gioco per rispondere ai bisogni, ai comportamenti e ai modi di essere dei bambini.
Gli albi parlano di infanzia, o meglio, di infanzie, ma anche del mondo adulto e della sua capacità, o incapacità, di relazionarsi con i bambini.
Esistono tante tipologie di bambini, tanti modi di essere “piccoli” e di manifestare i propri sentimenti, non sempre in linea con l’immaginario d’infanzia che ogni educatore, o adulto in genere, ha dentro di sé. Spesso, infatti, alcuni comportamenti dei bambini ci sorprendono e mettono in difficoltà ogni nostra azione educativa, creando disagio e un senso di inadeguatezza nella nostra quotidianità professionale. E questa difficoltà gli albi illustrati la conoscono bene!
Il magistrale connubio tra testo e illustrazione e la capacità che spesso gli autori dimostrano di essere molto vicini al sentire dei bambini, ci danno l’opportunità di pensare all’infanzia e al ruolo educativo con uno sguardo diverso e più consapevole delle difficoltà che i bambini provano nel cercare, ad esempio, la propria identità e il proprio essere nel mondo.
Una “lettura pedagogica” degli albi illustrati, ovvero una lettura che va a scandagliare in profondità il messaggio, le immagini, i simboli e le metafore educative contenute nella narrazione, ci aiuta ad individuare soluzioni e strategie d’intervento che vanno oltre le barriere moralistiche che spesso noi adulti mettiamo in gioco nei confronti dei bambini, soprattutto quelli “più difficili”.
E allora scopriremo che Max, il protagonista de “Nel paese dei mostri selvaggi”, non è, come appare ad una lettura superficiale del libro, un bambino “dispettoso”, “aggressivo” che “non rispetta le regole” adulte, ma è, al contrario, un bambino coraggioso, capace di compiere uno straordinario e doloroso atto di crescita.
Così come scopriremo che Bernardo, in “Non ora Bernardo!”, è un bambino che patisce drammaticamente la solitudine e l’assenza del mondo adulto; non è un bambino egocentrico, come potrebbe sembrare a un primo sguardo, ma semmai un “bambino fantasma”.
Generalmente, gli autori di questi albi, come David McKee, non cedono alla tentazione di creare finali riparatori che possano acquietare la relazione bambino- adulto, ma, piuttosto, preferiscono lasciare che mostri terribili (forse simbolo della coscienza adulta!) si divorino i poveri bambini.
Sono albi, insomma, dove l’autore non è accondiscendente con il mondo adulto, ma anzi, è capace di alzare il suo sguardo all’altezza dei bambini e si tratta di uno sguardo davvero autentico perché, l’autore di albi illustrati, ha gli occhi della creatività, dell’immaginario e della fantasia così vicini alla sensibilità infantile.
Se vogliamo allora ampliare la nostra visione educativa e professionale, proviamo a lasciarci suggestionare da questi capolavori e l’esito formativo (auto-formativo) è assicurato.
Per ulteriori approfondimenti su questo tema, ecco i link dei corsi disponibili:
Profili di bambini negli albi illustrati
Crescere attraverso ridde selvagge
E vi invitiamo ad iscrivervi ai due nuovissimi webinar live previsti nel mese di febbraio; ecco i link:
Manipolando Piccolo Blu e Piccolo Giallo
Gli Albi Illustrati: come riconoscerli e sceglierli
Emanuela Menabue
Pedagogista e Formatore LOE