3 strategie efficaci per lavorare con l’interferenza linguistica con apprendenti L2

Uno degli aspetti che più mi affascina dell’insegnare italiano L2 a bambine e bambini è la consapevolezza di star vedendo solo una fetta della totalità – linguistica e non – degli alunni che ho di fronte. Anche un bambino molto piccolo, infatti, arriva in classe con un bagaglio di esperienze e competenze pregresse, che possiamo accogliere e valorizzare anche quando non siamo in grado di coglierle pienamente. 

Accogliere e valorizzare le competenze pregresse

Alcune competenze linguistiche e culturali, infatti, potrebbero non essere immediatamente visibili se sono bambini e bambine provenienti da un contesto linguistico e culturale non italofono e che, quindi, non si esprimono ancora in lingua italiana allo stesso livello dei coetanei italofoni.

Ovviamente, è impossibile per noi docenti di italiano L2 conoscere tutte le lingue e i dialetti parlati in famiglia o altri contesti extrascolastici dai nostri piccoli alunni, e non è nemmeno necessario. Aiuta, però, essere a conoscenza di alcuni fenomeni tipici dell’apprendimento linguistico multilingue, per ricordarci che alcune manifestazioni linguistiche che saremmo portate a definire come “errori” sono in realtà l’espressione di meccanismi profondi e naturali dello sviluppo linguistico multilingue.

L’interferenza linguistica

Un fenomeno che si può manifestare a molti livelli è quello dell’interferenza linguistica, cioè l’effetto di lingue acquisite in precedenza sulla lingua o lingue che si stanno apprendendo in quel momento. Il parlante va ad attingere, in maniera conscia o inconscia, alle proprie risorse linguistiche pregresse per colmare un vuoto o rispondere a un bisogno comunicativo in L2.

Questa spiegazione potrebbe suonare astratta, ma si tratta di un fenomeno molto diffuso che sicuramente hai incontrato anche tu. Ecco qua sotto alcuni tra gli esempi che ho raccolto negli anni, da parte di bambini tra i 3 e i 6 anni.

Voglio una strawbola

Commistione morfologica tra strawberry e fragola 

Io sono andando = io sto andando

Transfer sintattico dall’inglese (I am going), dove l’ausiliare è il verbo essere

Sono andato a scuola (parlante di genere femminile)

Transfer morfologico per cui la bambina, anglofona, che pure ha utilizzato correttamente l’ausiliare essere, non compie l’accordo di genere grammaticale

Devo pulire la cacca delle orecchie (= il cerume)

Interferenza lessicale dal cinese, dove cerume si dice proprio “cacca delle orecchie” 😊 Il bambino non conosceva il termine italiano e l’ha preso dalla sua altra lingua, il cantonese.

Io con mamma vado a casa

Interferenza sintattica dal cinese, dove l’ordine è proprio “io con + altra persona + verbo (non c’è numero nella coniugazione verbale)” e non “io e altra persona + verbo al plurale”

Come comportarsi di fronte all’interferenza linguistica? Prova queste tre strategie

Conoscere il fenomeno dell’interferenza linguistica ci aiuta a cambiare prospettiva su enunciati che si manifestano come “errori” e ad accogliere la totalità linguistica e culturale di bambine e bambini, anche le parti che non vediamo.

Come comportarsi di fronte a fenomeni di questo tipo?

Ecco tre strategie che, nella mia esperienza, portano buoni frutti:

1.     Utilizziamo il metodo del recasting, cioè riformuliamo l’enunciato in forma corretta in un contesto comunicativo significativo. 

Il cervello umano funziona in modo che, anche se anteponiamo una negazione a un enunciato, il cervello registra comunque l’enunciato. Ad esempio, nel caso di “sono andato” detto da una bambina, correggere con frasi come “non si dice sono andato”, paradossalmente, ripete l’enunciazione errata. 

Meglio, invece, fornire la versione corretta in enunciati diretti a lei, che la riguardano e possibilmente con ripetizioni variate: 

Bambina: sono andato a scuola

Maestra: davvero, sei andata a scuola? E con chi sei andata a scuola, con la mamma o il papà? E la tua amica Aisha, anche lei è andata?

2.     Sottolineiamo il positivo e non marchiamo il negativo come “errore”, ma contestualizziamo nell’ambito dell’italiano. 

Nell’esempio di prima, se la nostra prima reazione è “Non si dice sono andato, è sbagliato. Devi dire sono andata”, lei potrebbe non avere ancora gli strumenti cognitivi per capire che la nostra affermazione (“è sbagliato”) si riferisce solo ad un particolare tratto della sua frase. Potrebbe invece pensare che tutto quello che lei dice è sbagliato e decidere di non provare a esprimersi in italiano per paura, appunto, di sbagliare. 

In casi come questi, consiglio di ricorrere alla strategia 1 (recasting) e solo in un secondo momento portare attenzione al particolare da migliorare.

Sei andata! Brava, hai proprio detto bene. 

Senti una cosa però: Filippo è andato. Aisha è andata: noti qualcosa di diverso? Etc. 

3.     Mostriamo curiosità. 

Mostrarsi aperti e curiosi nei confronti delle affermazioni di bambine e bambini trasmette il messaggio che ciò che dicono è stato ascoltato e ha valore comunicativo, anche se non è ancora accurato al 100% in italiano.

Ad esempio, nel caso della cacca delle orecchie, si potrebbe chiedere “Ma pensa, non avevo mai sentito quest’espressione! L’hai inventata tu? In italiano c’è una parola precisa, si dice cerume, perché sembra la cera di una candela. Lo sapevi?”

Quali sono le tue strategie preferite per la contestualizzazione e la correzione in italiano L2? 

Se vuoi approfondire l’argomento e trovare spunti di attività da fare in classe, il webinar Italiano L2: accoglienza, inclusione e strategie efficaci potrebbe fare al caso tuo. 

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