Era un giorno di marzo quando nel cielo, un oggetto misterioso oscurò il sole per pochi attimi e… BOOM, una navicella spaziale, proprio come quelle che disegniamo ogni giorno, cadde sulla terra.
Per fortuna nessuno si era fatto male, la navicella era caduta in un grosso campo lontano dalle case e dai prati fioriti e alberati.
Fu quella la prima preoccupazione di Yoztkros2102, il primo alieno atterrato sulla terra. Aveva paura di aver ferito qualcuno o qualcosa e uscì impallidito dalla sua navicella.
Yoztkros2102 parlava molto bene la lingua degli uomini perché aveva studiato gli abitanti della terra dal suo pianeta e per tantissimi anni alieni aveva letto libri, studiato come funzionavano i nostri computer e aveva anche una televisione speciale da cui riusciva a guardare i canali della terra. Fu allora che scoprì cosa significasse il suo nome per noi umani: Yoztkros2102 voleva dire Pasticcione!
L’alieno Pasticcione, assicuratosi che tutti stessero bene e soprattutto che nessuno lo avesse ancora notato, si mise subito all’opera per riparare la sua navicella. Era caduto sulla terra perché aveva rotto un pezzo molto importante: la pompa del carburante.
Pasticcione non era un grande esperto di meccanica ma riuscì a sistemare il guasto, o almeno pensava di esserci riuscito, e si mise nuovamente al volante della sua navicella. Dopo un gran frastuono si alzò in cielo ma… RI-BOOM! Dopo neanche due minuti cadde di nuovo. Ma questa volta atterrò goffamente sul tetto di una casa, un tetto di cemento e con tante strane antenne.
La sua navicella nonostante fosse ultra leggera, nell’impatto creò un grosso buco sul tetto tanto che poteva vedere la casa di una famiglia che era comodamente seduta a pranzare.
Pasticcione chiese scusa e assicurò che avrebbe messo a posto tutto lui e si mise subito all’opera. La famiglia nel frattempo stupita, salì sul tetto della casa e portò all’alieno un buon piatto di “casoncelli alla bergamasca” e una bottiglia di acqua fresca. L’alieno che si era sempre nutrito di metalli e benzina, si leccò i baffi assaggiando quel delizioso piatto. Parlando con i suoi nuovi amici apprese che era capitato nella città di Bergamo, nel Nord dell’Italia, e raccontò della sua sventura, del fatto che volesse tornare nel suo pianeta ma che la sua navicella era danneggiata. Si radunarono così tanti uomini per aiutare Pasticcione, che ci misero pochissimo tempo a sistemare il suo veicolo. Fu allora che Pasticcione imparò una cosa che sui libri non era scritta e in TV non dicevano mai: gli uomini nelle difficoltà sanno essere laboriosi e solidali.
La navicella era pronta per ripartire e dopo un lungo saluto e scambi di contatti, Pasticcione promise che presto si sarebbe fatto nuovamente vivo.
Durante il viaggio però, Pasticcione iniziò a sentire il pancino brontolare e pensava e ripensava ai casoncelli assaggiati qualche ora prima, quindi pensò di fermarsi in un altro angolo della terra per assaggiare qualche altra delizia umana. Prese la sua mappa e decise di fermarsi in Giappone per assaggiare del gustosissimo sushi. Anche in Giappone Pasticcione fu accolto con molta gentilezza ed imparò ad usare le bacchette per mangiare.
Era oramai ora di ripartire e così l’alieno spiccò nuovamente il volo e viaggia e viaggia, uscì prima dalla terra e poi dalla sua atmosfera. Vide in lontananza una grossa palla gialla, e pensò fosse il suo pianeta, così decise di atterrare. Uscito dalla sua navicella si accorse ben presto che non c’era nessuno in giro se non una bandiera a stelle e strisce che gli sembrò quella degli Stati Uniti d’America. Capì che era finito sulla luna e così ritornò a bordo, accese i motori e partì ancora.
Mentre cercava sulla sua mappa spaziale la strada più breve per tornare a casa sua, si ricordò che proprio lì vicino c’era la più amata delle mete turistiche nel suo pianeta, la stella madre di tutte le stelle. Il SOLE.
E così Pasticcione pensò, “E quando mi ricapita di tornare da queste parti? Quasi quasi vado ad abbronzarmi un po’.”
Atterrò sul SOLE ma faceva tanto caldo e il suolo era così bollente che non riusciva a camminare. Mentre cercava un angolo d’ombra dove potersi riparare da tutto quel calore, incontrò due suoi cari amici che erano in vacanza ma erano anche molto tristi: la loro navicella non ripartiva più e non sapevano come tornare a casa.
Così Pasticcione, che aveva imparato le buone maniere e la cordialità dagli uomini, gli propose di salire sulla sua navicella e di tornare a casa insieme a lui.
Arrivarono sul loro pianeta marziano dove Pasticcione rincontrò la sua famiglia e con grande felicità, potette raccontargli la sua splendida avventura.
Storia di Jacopo Ingenni e papà Marco