Il signore degli anelli per bambini – 14 – I campi di Pellenor

CAPITOLO QUATTORDICESIMO

Il sentiero dei morti si snodava all’interno di una buia e tetra foresta; strani rumori provenivano dagli alberi più alti e Aragorn, Legolas e Gimli avevano la sensazione che centinaia di occhi li spiassero di nascosto bisbigliando tra le ombre. Dopo un lungo cammino, il sentiero si interruppe in un largo spiazzo e lì, davanti a loro, c’era l’ingresso di una misteriosa caverna. I tre amici scesero da cavallo e dopo aver preso armi e torce si addentrarono nella grotta. All’interno si avvertiva un vento gelido e umido e tutto intorno c’era un silenzio innaturale. Dopo aver percorso diversi cunicoli, Aragorn e gli altri arrivarono in una grande caverna che sembrava essere stata in passato una sala del trono. Si guardarono intorno ma non trovarono niente e nessuno. Tutto era calmo e silenzioso.

All’improvviso una folata di vento li fece raggelare fin dentro le ossa e subito dopo cominciarono a sentire molte voci intorno a loro. In pochi istanti furono circondati da centinaia di fantasmi verdi che bisbigliavano. Il re dei fantasmi, l’unico con in testa una grossa e pesante corona, si avvicinò ad Aragorn e chiese quasi sibilando “perché venite a disturbare la nostra eterna attesa? Chi siete e cosa volete da noi?”.

Aragorn rispose “io sono Aragorn, figlio di Aratorn ed erede di Isildur al trono di Gondor. Le forze di Mordor stanno avanzando ed io ho bisogno di alleati che scendano con me in battaglia. Combattete al mio fianco e vi prometto che troverete pace. Scioglierò la vostra maledizione e riterrò rispettato l’antico patto fatto con il mio antenato”. Sentendo queste parole il re dei fantasmi divenne pensieroso poi disse “d’accordo, combatteremo per te”. Pronunciate queste parole, il re e tutti i suoi fantasmi sparirono mentre Aragorn sentiva queste parole dissolversi lentamente nell’aria “vai erede di Isildur, noi ti seguiremo e al tuo ordine combatteremo per te”. I tre amici uscirono fuori dalla caverna e si diressero al galoppo verso la città di Gondor.

Nel frattempo Gandalf e l’esercito di Rohan erano arrivati a Gondor e si erano sistemati all’interno del castello aspettando che il nemico facesse la prima mossa. Una guardia di vedetta sulle mura principali lanciò l’allarme; alcuni soldati della guarnigione di Faramir stavano tornando al galoppo e sembrava che trasportassero un ferito. Gandalf e Pipino scesero da palazzo e andarono a vedere di cosa si trattasse. I soldati stavano trasportando Faramir gravemente ferito. L’esercito di Mordor aveva conquistato il forte di Osghilliat e questo significava che adesso stavano marciando verso la città. Malgrado le gravi ferite, quando Faramir vide Pipino disse “qualche giorno fa ho incontrato due hobbit come te al confine di Mordor, dicevano di essere dirette a monte Fato, erano forse tuoi amici?”.

Sentendo queste parole Gandalf si rallegrò, forse c’era ancora speranza. Frodo e Sam erano vivi e probabilmente erano già entrati nel territorio di Mordor. A quel punto bisognava combattere, resistere e aspettare che i due hobbit portassero a termine la loro difficile missione. Mentre i soldati portavano via Faramir, il soldato di guardia diede nuovamente l’allarme “arrivano! Prepararsi alla battaglia. Tutti ai posti di combattimento”. Chi ebbe il coraggio di guardare al di là delle mura del castello vide l’immenso esercito degli orchi di Mordor spiegato sul campo e il cielo invaso da nove enormi draghi neri cavalcati dai Nazgul. Fu così che la battaglia dei campi di Pellenor ebbe inizio.

Re Teoden guidò in battaglia i suoi valorosi cavalieri; in mezzo ad essi, Eowin, con il volto coperto da un grosso elmo, cavalcava veloce con Merry seduto dietro di lei. I soldati di Gondor si schierarono di fronte agli orchi e iniziarono la carica. Gli arcieri elfici rimasero sulle mura a guardia della città. In un primo momento sembrò che Gondor, Rohan e gli elfi uniti insieme potessero contrastare l’avanzata del terribile esercito ma quando i possenti olifanti dei Sudroni arrivarono in campo ogni speranza andò perduta. Soldati e cavalieri cadevano al passaggio di quelle enormi creature e delle loro terribili zanne. I Sudroni in groppa agli olifanti scagliavano possenti frecce e non lasciavano scampo ai poveri soldati che a terra cercavano invano di fuggire. Dal cielo, i Nazgul calavano in picchiata con i loro draghi diffondendo panico e terrore nell’esercito nemico.

Il signore dei Nazgul, il più forte dei nove cavalieri, si accorse di re Teoden e così guidò  il suo drago contro il re di Rohan. Il drago calò in picchiata e con un potente colpo di coda scagliò per aria cavallo e cavaliere. Re Teoden cadde per terra e il suo cavallo, gravemente ferito, gli finì addosso. Il signore dei Nazgul atterrò con il suo drago e piano piano si diresse verso la sua preda ormai inerte.

Da lontano Eowin aveva assistito alla scena e adesso stava correndo in aiuto di suo zio. La principessa di Rohan arrivò proprio quando il drago stava per affondare le sue fauci sul corpo di Teoden. Con un colpo di spada secco e deciso Eowin tagliò la testa al drago che si accasciò al suolo privo di vita. Il signore dei Nazgul si scagliò contro Eowin roteando nell’aria la sua mazza ferrata. Il primo colpo arrivò sullo scudo frantumandolo in mille pezzi e causando una prima ferita al braccio della principessa. Il Nazgul si preparò a sferrare il colpo di grazia. Nel frattempo Merry, che si era portato alle spalle di quel terribile nemico, con uno salto gli fu proprio dietro e lo ferì alla gamba con il suo piccolo spadino. Il Nazgul cadde in ginocchio per il colpo inatteso. Fu allora che Eowin, rialzatasi rapidamente da terra, prese la sua spada e la conficcò nel’elmo del Nazgul che esplose per aria disintegrandosi in mille foglie secche, nere e maleodoranti. Eowin si guardò intorno, malgrado il suo eroico gesto, l’esito della battaglia sembrava comunque già deciso. Sul campo di battaglia c’erano ancora decine di olifanti e sempre meno cavalieri a contrastarli.

Quando tutto sembrava ormai perduto Aragorn arrivò seguito da Legolas e Gimli. Al suo grido “combattete per me!”, l’esercito dei fantasmi verdi si materializzò dal nulla e si riversò come un fiume in piena sull’esercito nemico. In pochi attimi l’esercito di Mordor fu sconfitto. Aragorn, l’erede al trono di Gondor, aveva condotto il suo esercito alla vittoria. Subito dopo il re dei fantasmi andò da lui e gli chiese di rompere la maledizione che teneva i fantasmi come morti in terra. Aragorn disse “siete liberi” e con quelle parole i fantasmi verdi scomparvero. Sul campo di battaglia si sentirono soltanto migliaia di voci che bisbigliando si dissolvevano nell’aria dicendo “evviva il re”.

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