Il signore degli anelli per bambini – 9 – I cavalieri di Rohan

CAPITOLO NONO

Aragorn, Legolas e Gimli correvano veloci senza mai riposarsi nel tentativo di raggiungere gli orchi che avevano catturato Merry e Pipino. Gli Uruk Hai erano grandi e grossi e così anche il loro passo era lungo e veloce. Non sarebbe stato facile raggiungerli.

I tre amici corsero per due giorni e due notti, poi all’alba del terzo giorno videro davanti a loro un pennacchio di fumo che si alzava denso e scuro da una strana collinetta nel terreno. Si diressero in quella direzione e quando arrivarono trovarono un mucchio di orchi morti accatastati uno sopra l’altro che bruciavano. Qualcuno aveva acceso il fuoco ed ecco da cosa proveniva il fumo che avevano visto in lontananza.

Mentre si guardavano intorno cercando disperatamente qualche traccia di Merry e Pipino, sentirono il rumore di molti cavalli al galoppo e in pochi istanti si ritrovarono accerchiati da centinaia di cavalieri armati con lance e scudi. 

Il capitano dei cavalieri scese da cavallo e si tolse l’elmo. “Salute a voi, stranieri. Il mio nome è Eomer, generale dell’esercito di Rohan. Cosa ci fanno un nano, un elfo è un ramingo in giro per le terre del Mark?”. Aragorn rispose, “salute a te Eomer di Rohan. Io sono Aragorn figlio di Arathorn, lui è Legolas del bosco Atro e infine Gimli figlio di Gloin. Stavamo dando la caccia agli orchi che avevano rapito due hobbit nostri amici ma come vedi qualcuno ci ha preceduto e li ha uccisi tutti.”

Eomer raccontò che erano stati lui e i suoi cavalieri rohirrim ad uccidere gli orchi e riguardo agli hobbit non si ricordò di averne visti durante il combattimento. Se erano ancora vivi forse si erano rifugiati nella vicina foresta di Fangorn e allora sarebbero comunque morti in poco tempo.

Sentendo quel nome, il sangue di Gimli si raggelò. La foresta di Fangorn era una foresta buia e misteriosa e le leggende raccontavano di strane creature che la abitavano. Nessuno aveva avuto la fortuna di esplorarla per poi tornare a raccontarlo in giro.

“Che notizie portate da Rohan?” chiese Aragorn.

“Re Teoden non è più il re saggio di un tempo ed ha bandito me ed il mio esercito per seguire i consigli del suo viscido servitore, Grima il vermilinguo”.

Eomer indossò nuovamente il suo elmo e rimontò a cavallo. Fece segno ad uno dei suoi cavalieri e questi avanzò tenendo per le redini due robusti cavalli. “Questi sono per voi.” disse indicando i cavalli, poi incitò i suoi rohirrim e il grande esercito di cavalieri galoppò lasciandosi dietro una grossa nuvola di polvere. Aragorn accarezzò i due cavalli. Rohan era la terra dei cavalli e adesso almeno non avrebbero dovuto viaggiare a piedi.

I tre amici montarono in sella e ripresero la loro ricerca inoltrandosi nella foresta di Fangorn. I cavalli sembravano inquieti e strani rumori provenivano dalle fronde degli alberi più alti. Ad un tratto Legolas vide una esile figura vestita di bianco che camminava adagio per il bosco. Fece segno agli altri e subito tutti pensarono potesse trattarsi di Saruman il bianco, lo stregone di Isengard che spesso si aggirava solitario in cerca di creature da catturare per i suoi esperimenti di magia. I tre amici ricordavano bene le parole di Gandalf. Saruman era passato dalla parte di Sauron e la terribile tempesta di neve che li aveva obbligati a passare per le miniere di Moria era opera sua. Senza pensarci un istante scesero da cavallo, presero le armi e corsero incontro al loro nemico.

Lo stregone si voltò e all’improvviso un lampo accecante partì dall’estremità del suo bastone. La luce era talmente intensa che Aragorn e gli altri dovettero coprirsi gli occhi. Per un attimo temettero di essere spacciati e di essere caduti vittima di un incantesimo del mago.

Quando riaprirono gli occhi si trovarono davanti al loro vecchio amico Gandalf.

“Ti credevamo morto insieme a quel mostro orrendo. Ma come hai fatto? Cosa ti è successo?” disse Gimli. 

Gandalf raccontò di come avesse sconfitto il Balrog e di come poi, sfinito dal combattimento, fosse svenuto. La corrente lo aveva trasportato lungo fiumi sotterranei fino a spuntare all’esterno dentro la magica foresta di Fangorn. Al suo risveglio le sue vesti erano diventate bianche, segno che il suo potere magico era cresciuto dopo la vittoria contro il mostro. Adesso era pronto a contrastare  il potere di Saruman.

Gandalf chiuse leggermente le labbra ed emise un fischio quasi impercettibile; dopo poco uno splendido cavallo nero arrivò al trotto e si fermò accanto a lui. “Questo è Ombramanto, signore di tutti i cavalli di Rohan. Seguitemi adesso, dobbiamo andare a Rohan per liberare re Teoden dall’incantesimo di Saruman e avvisarlo de pericolo che incombe. Mi dispiace per Merry e Pipino ma al momento non possiamo occuparci di loro”.

Con queste parole Gandalf partì veloce al galoppo e gli altri lo seguirono contenti di aver ritrovato il loro amico. Merry e Pipino avrebbero dovuto cavarsela da soli, sempre ammesso che fossero ancora vivi.

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